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Fotovoltaico galleggiante, una risorsa “green” in crescita

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Più efficiente e meno impattante sull’ambiente, il fotovoltaico galleggiante è una risorsa green in forte crescita nel mondo. I parchi solari sull’acqua hanno ricadute vantaggiose in chiave energetica anche se subiscono ancora ritardi dovuti a vincoli burocratici e infrastrutturali.

Il cosiddetto fotovoltaico galleggiante o flottante è una tecnologia che esiste già da diversi anni e ora più che mai sta tornando alla ribalta come risorsa green efficiente nel processo di sfruttamento delle energie rinnovabili.

Il concetto alla base di questo sistema è semplice: invece di occupare superficie terrestre, gli impianti fotovoltaici vengono collocati su bacini idrici naturali o artificiali oppure su vasche per l’irrigazione e per il trattamento delle acque. Lo scopo è quello di sfruttare la vicinanza dell’acqua per far crescere la resa della fonte energetica solare, producendo su larga scala energia verde da immettere poi in rete.

I vantaggi dell’acqua

Questi impianti galleggianti sono ancorati al fondo o agli argini del bacino idrico e il loro funzionamento non differisce molto da quello previsto per le installazioni su terra. La peculiarità sta però nella loro capacità di sfruttare al meglio l’elemento acqua su cui si specchiano. La presenza del liquido, infatti, porta dei vantaggi in termine di rendimento energetico e non solo.

Grazie alla capacità di riflettere la luce, l’acqua permette ad esempio un maggiore irraggiamento solare sui pannelli bifacciali ed evita, allo stesso modo, che si surriscaldino nei periodi di insolazione più intensa, migliorandone così l’efficienza.
“Coprendo” i bacini con questi impianti, inoltre, si riduce il fenomeno dell’evaporazione idrica, risparmiando così acqua preziosa in caso di siccità.

Passando dal solare su terra a quello su acqua, inoltre, si evita l’eccessivo consumo di suolo terrestre – utilizzabile così per altri scopi il cui patrimonio naturale e paesaggistico è spesso tutelato riducendo così la disponibilità di siti idonei ai parchi solari.

Ad aumentare i benefici in termini di produzione energica, infine, è l’accoppiamento che spesso si verifica tra questi impianti e quelli idroelettrici già presenti in determinati bacini idrici. La vicinanza e la connessione dei sistemi di fotovoltaico galleggiante con reti di distribuzione dell’energia già operative, permette infatti di risparmiare sul trasporto e di evitare dispersioni durante il percorso. Quindi di ottenere un considerevole aumento della produzione di energia in loco e a costi inferiori.

Dall’Asia agli Stati Uniti

Con una resa energetica che nel complesso si stima maggiore del 20% rispetto ai sistemi solari tradizionali, il fotovoltaico galleggiante è destinato a un forte sviluppo nei prossimi anni. Su questa tecnologia oggi si investe a tutte le latitudini, specie laddove la scarsità di terreni utilizzabili richiede soluzioni diverse per l’approvvigionamento solare.

L’area di maggiore sviluppo si trova in Asia, in particolare nelle regioni del sud-est, dove il solare galleggiante sembra stia svolgendo un ruolo centrale nella transizione verso un’energia più pulita. Progetti come il Cirata in Indonesia – il terzo impianto galleggiante al mondo per capacità (192 MW) – l’NPS Green Lake in Thailandia o quelli che interessano i grandi laghi delle Filippine, stanno facendo da importante leva di crescita per l’energia solare. Al momento nel Sud-Est asiatico sono già attivi 500 MV di fotovoltaico galleggiante e altri 300 MW sono pronti ad entrare a regime.

Sul tema si muovono da tempo colossi come Cina e India, due importanti estimatori del fotovoltaico flottante, ma interessanti laboratori per lo sfruttamento dell’energia solare galleggiante stanno emergendo anche negli Stati Uniti, dove sono stati appena stanziati 19,5 milioni per installare pannelli solari sui canali di irrigazione in tre diversi progetti in California, Oregon e Utah.

La tecnologia porta i suoi frutti anche in location strategiche dove il sole e l’acqua la fanno da padrone. Nelle paradisiache Seychelles, ad esempio, dove la terra è scarsa e preziosa, si sta costruendo quello che sarà il più grande impianto galleggiante su acqua salata del mondo.

L’Italia a ruota

Il fotovoltaico galleggiate ha ovviamente i suoi seguaci anche in Europa, anche se qui la tecnologia è più “fresca”. In particolare in Olanda, Francia e Portogallo si è investito molto negli ultimi anni mentre l’Italia si è messa in moto con diversi progetti interessanti solo nell’ultimo biennio.
Soprattutto nel nord del Paese e in Pianura Padana ci sono impianti fotovoltaici galleggianti già attivi, altri sono in attesa di attuazione, a sfruttare i tanti bacini idroelettrici o di irrigazione a disposizione nonchè aree di cave dismesse.

Tra i primi ad essere realizzati in via sperimentale, vale la pena menzionare quello presente sul bacino di Dampone, in Trentino, promosso dalla multiutility Dolomiti Energia che gestisce l’approvvigionamento e la distribuzione energetica nella zona, puntando sulla diversificazione delle fonti green.
L’impianto ha una potenza di 100 kWp (chilowatt di picco) e i moduli fotovoltaici lavorano in sinergia con la produzione idroelettrica, che continua a rappresentare la funzione primaria del sito. L’energia complessiva prodotta viene poi immessa nella rete pubblica.

Tra i progetti in essere nel Meridione spicca invece un innovativo parco energetico ibrido, che dovrà nascere nel Golfo di Taranto, al largo della Calabria, sfruttando un mix di fotovoltaico e eolico. L’iniziativa vede la collaborazione tra SolarDuck, società offshore olandese-norvegese, il fondo di investimento Arrow Capital e lo sviluppatore italiano New Developments.

Vincoli e criticità

Se è vero che si lavora per rendere più capillare questa tecnologia lungo la Penisola, d’altro canto i progetti spesso si infrangono su ostacoli burocratici che ne ritardano lo sviluppo. Non solo persistono vincoli normativi e infrastrutturali, ma si discute molto anche sull’impatto ambientale di questa tecnologia.

Sono infatti in fase di approfondimento diversi aspetti legati alle possibili alterazioni che gli impianti galleggianti potrebbero provocare negli ecosistemi dei bacini e nella qualità dell’acqua. La carenza di luce diretta del sole, una ridotta produzione di ossigeno potrebbero danneggiare la vita degli organismi marini, specie dove la copertura dei pannelli risulta molto alta.

Da qui la tendenza ad installare impianti non troppo estesi, su bacini perlopiù inutilizzati, e lontano dalle rive per risultare meno impattanti sull’ambiente naturale circostante.

Si tratta comunque di limiti paesaggistici in cui incorrono anche gli impianti fotovoltaici a terra, criticità che l’evoluzione tecnolgica di questi sistemi sarà in grado di calmierare col tempo.

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